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Nuove prospettive secondo la metodologia Funzionale

(1° PARTE DI 2)

a cura Dr.ssa Cristiana Salvi

Gli attacchi di panico sono considerati oggi una tra le sintomatologie più frequenti nella nostra popolazione, ma bisogna conoscere il loro Funzionamento di fondo perché facilmente possiamo confonderli con episodi di Ansia generalizzata (GAD) che  si presentano anch’essi con modificazioni psichiche e somatiche molto simili: sensazioni di pericolo imminente, preoccupazioni, disagio e disturbi legati all’apparato respiratorio, cardiocircolatorio, si presentano senza un apparente motivo.

Considerando il fatto che è sempre prudente e indispensabile rivolgersi ad uno specialista per evitare di appiccicarsi addosso diagnosi errate, possiamo conoscere più a fondo questa sintomatologia, riconoscerla e vedere che cosa possiamo fare.

Il Disturbo da Attacchi di Panico, meglio definito come DAP si distingue dal disturbo di ansia generalizzata in quanto è caratterizzato da una sintomatologia violenta e improvvisa che procura nella persona un’esperienza di forte angoscia.  Si manifesta con un episodio di intensa paura e una rapida escalation dell’ansia normalmente presente, il tutto accompagnato da sintomi somatici e cognitivi, quali palpitazioni, sudorazione improvvisa, tremore, sensazione di soffocamento, dolore al petto, nausea, paura di morire o di impazzire, brividi o vampate di calore.

Chi ha provato gli attacchi di panico li descrive come un’esperienza terribile, spesso improvvisa ed inaspettata, almeno la prima volta. E’ ovvio che la paura di un nuovo attacco diventa immediatamente forte e dominante, la persona “cade in una sorta di crisi di identità” essendo sempre stata generalmente una persona efficiente, indipendente, autonoma e tutto ad un tratto sente che non può farcela più da sola.

Che cosa si nasconde dietro l’Attacco di Panico?

Sembrerà strano ma possiamo considerate l’attacco proprio la fuori uscita di un bisogno di fondo, rappresenta un momento di rottura. Il sintomo in questo caso riporta alla luce un bisogno di fondo della persona che in quel momento della sua vita sta’ emergendo.

Il bisogno prevalente è quello di essere sostenuto, tenuto e accolto nella paura. Infatti dopo il primo episodio come abbiamo accennato la persona vive in continuazione nella paura di averne uno, si crea un vero e proprio “corto circuito” della paura, dove inizialmente la persona ha la sensazione di poterlo controllare ma poi in verità si insinua una sorta di allarme continuo che porta la persona a pensare che al più presto tutto questo riaccadrà.

Il singolo episodio, quindi, sfocia facilmente in un vero e proprio disturbo di panico, più per "paura della paura" che altro. La persona si trova rapidamente invischiata in un tremendo circolo vizioso che spesso si porta dietro la cosiddetta "agorafobia", ovvero l’ansia relativa all’essere in luoghi o situazioni dai quali sarebbe difficile o imbarazzante allontanarsi, o nei quali potrebbe non essere disponibile un aiuto, nel caso di un attacco di panico inaspettato.

Lo spazio COGNITIVO si restringe,la persona tende a evitare la situazione che provoca l’attacco, si crea un collegamento su dove è venuto la prima volta, mentre è importante dire e sottolineare che il primo evento scatenante è causale ma rimane condizionante in seguito.

Il pensiero diventa di tipo ossessivo: diventa così pressoché impossibile uscire di casa da soli, viaggiare in treno, autobus o guidare l’auto, stare in mezzo alla folla o in coda, e cosi via.

L’evitamento di tutte le situazioni potenzialmente ansiogene diviene la modalità prevalente ed il paziente diviene schiavo del suo disturbo, costringendo spesso tutti i familiari ad adattarsi di conseguenza, a non lasciarlo mai solo e ad accompagnarlo ovunque, con l’inevitabile senso di frustrazione che deriva dal fatto di essere "grande e grosso" ma dipendente dagli altri.

Un singolo episodio può determinare l’insorgere di questo disagio?

La caratteristica essenziale del Disturbo di Panico è la presenza di attacchi di panico ricorrenti, inaspettati, seguiti da almeno 1 mese di preoccupazione persistente di avere un altro attacco di panico.

Secondo il DSM IV per poter diagnosticare la presenza di un Disturbo da attacchi di panico devono presentarsi tutta una serie di elementi, tra i tanti viene comunque richiesta la presenza di almeno due attacchi di panico inaspettati, ma la maggior parte degli individui ne hanno molti di più.

Questo per ribadire il fatto che un singolo episodio nella vita di una persona non determina insorgere di tale sintomatologia.

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