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Iniziamo con la traduzione delle sigle. DSA: Disturbo Specifico dell'Apprendimento. Allora se mio figlio ha difficoltà a scuola, ha un DSA? Non precipitiamo la situazione!

Nell’arco della storia scolastica, un numero importante di bambini e ragazzi manifesta difficoltà nell'apprendimento o nello svolgimento dei compiti a casa. Ma associare frettolosamente la DIFFICOLTÀ scolastica ad un DISTURBO dell'apprendimento è sbagliato se non dannoso. Le ragioni che impediscono ad uno studente di conseguire soddisfacenti risultati scolastici sono molteplici, a partire da uno svantaggio socio-culturale, ad una difficoltà emotiva fino alla presenza di un deficit cognitivo. Per questo motivo è sempre importante comprendere la natura della difficoltà presentata dallo studente e solo dopo un’approfondita valutazione, didattica e psicologica, avviare il progetto di sostegno più adatto.

Parliamo di DSA, o meglio dei Disturbi Specifici dell'Apprendimento. Iniziamo con il dire che sono delle specifiche condizioni di difficoltà manifestate da una parte minima della popolazione. A livello di percentuali, nella letteratura internazionale, si stima che il 2-4% delle persone presenti un DSA. Parlo di persone non a caso. Un Disturbo Specifico dell'Apprendimento è determinato da cause neurobiologiche, la sua presenza dipende quindi dal modo nel quale il cervello è formato, e molte di queste caratteristiche sono determinate dall'ereditarietà genetica di ognuno. Questo vuol dire che i bambini con DSA nella loro crescita diventeranno persone DSA e questi bambini DSA molto probabilmente hanno un genitore, o un parente molto prossimo, con DSA.

Cosa comporta avere un Disturbo Specifico dell'Apprendimento? Queste condizioni interferiscono con l'apprendimento delle strumentalità di base, lettura, scrittura, calcolo. Di tutte contemporaneamente, oppure soltanto di alcune specifiche.

Chi ha un Disturbo Specifico dell'Apprendimento nella Lettura, comunemente detto Dislessia, ha difficoltà a leggere, a decifrare le lettere in modo corretto e ad associare correttamente i suono ai segni grafici. Il dislessico comprende ciò che è scritto, se un testo gli viene letto non manifesterà alcuna difficoltà, quando invece si trova a dover comprendere un testo letto da lui, questa operazione gli comporterà probabilmente più tempo degli altri compagni e forse non riuscirà a concluderla per la enorme fatica che farà per decifrare il testo.

Potrebbe poi esserci il caso del bambino che fatichi nella scrittura, che sbagli a scrivere le lettere, che non le riporti o ne riporti troppe. In questo caso il Disturbo potrebbe compromettere la correttezza ortografica dello scritto, parleremmo quindi di Disortografia.

Se invece la compromissione riguardasse la grafia, avremmo quaderni pieni di scritti indecifrabili e incomprensibili, a chi li legge e al bambino stesso, allora ci riferiremmo ad una Disgrafia.

Quando il Disturbo di Apprendimento compromette il “far di conto”, il calcolo o la matematica in generale, potremmo trovarci di fronte ad una Discalculia.

A questo punto dovrebbe essere semplice “catalogare” i bambini sulla base delle loro difficoltà specifiche, assegnandoli alle categorie di appartenenza e prevedendo percorsi standard di riabilitazione sulla base del disturbo. Ma (fortunatamente!) non è così!

I DSA raramente si presentano in maniera così “pura”, spesso sono in comorbilità tra loro, cioè si presentano insieme, determinando un quadro di difficoltà multiple e di differenti livelli di gravità.

Basta quindi vedere l'area in cui il bambino ha le carenze, per capire che DSA presenta e fare la diagnosi. NO! I livelli di difficoltà sono valutabili attraverso prove e test specifici, che possono essere fatti da operatori diversi, anche dagli insegnanti, ma solo gli psicologi e i neuropsichiatri infantili possono DIAGNOSTICARE un Disturbo di Apprendimento, cioè mettere per iscritto la presenza o l'assenza di un DSA.

È possibile intervenire? Assolutamente sì! Pur nella consapevolezza che il Disturbo Specifico di Apprendimento non guarisce, non può essere eliminato, è però possibile abilitare la funzione carente, potenziandola, permettendo alla persona di compensare la propria difficoltà, raggiungendo i traguardi di apprendimento che desidera (dal diploma, alla laurea, ad un buon impiego!)

Cosa fare se si sospetta la presenza di un DSA?

  1. Parlare con le insegnanti. Il disturbo riguarda gli apprendimenti, quindi la scuola è il luogo primario dove la difficoltà si manifesta. L'insegnante ha il polso della situazione della classe e può dirci se, per la sua esperienza, il bambino o il ragazzo sia indietro rispetto al resto della classe.
  2. In ogni caso, rivolgetevi ad uno specialista che possa fare diagnosi (psicologo con formazione specifica nelle problematiche dell'apprendimento o neuropsichiatra infantile). Controllate che tipo di valutazione vi propone. Una valutazione completa necessità di svolgere test e prove con il bambino, ma anche colloqui con voi genitori e, nei casi migliori, vi chiederà di prendere contatti con le insegnanti e con eventuali altre persone che seguono l'alunno nell'apprendimento.
  3. La restituzione: DSA o no? Lo specialista che ha seguito il percorso diagnostico deve prevedere un incontro conclusivo con i genitori (anche con il bambino, se la situazione lo permette, ad esempio con ragazzi delle scuole secondarie). In tale momento sarà spiegato il lavoro di valutazione svolto, quali prove e test sono stati somministrati e quale percorso terapeutico propone di svolgere. Questa fase è molto importante poiché è un ulteriore spazio di riflessione e di confronto sulle caratteristiche del bambino e sulle modalità migliori per aiutare e sostenere il bambino/ragazzo.

Dalla valutazione potrebbe non emergere la presenza di un Disturbo Specifico dell'Apprendimento ma questo non esclude l'utilità di un potenziamento specifico delle eventuali carenze rilevate. Di certo sarà un trattamento breve e specifico nei casi di difficoltà, diverso sarebbe il caso della presenza di un Disturbo Specifico di Apprendimento, che richiederebbe una presa in carico differente, sia per il trattamento necessario che per l'attivazione della rete di sostegno.

 

È importante che la famiglia diventi consapevole delle difficoltà del bambino/ragazzo e siano attivati i corretti percorsi di riabilitazione e/o supporto per permettergli di raggiungere gli adeguati traguardi di apprendimento ed evitare conseguenze psicopatologiche più gravi a lungo termine (come perdita dell'autostima, sentimenti di autosvalutazione o di inferiorità...).

Ovviamente tutte queste azioni vanno svolte all'interno di una rete tra la famiglia, la scuola e gli specialisti che seguono il trattamento terapeutico del minore, dove ci sia un costante confronto e aggiornamento sull'andamento dei percorsi.

 

A CURA DELLA DR. SSA VALENTINA OLLA PES

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